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lunedì 8 febbraio 2021

Crudeltà delle donne nei confronti delle altre donne. La ferita che non vuol guarire.

 LA FERITA TRA DONNE CHE NON VUOL GUARIRE

Ieri sono andata a dormire tardi perché ho ri-letto i capitoli sulla relazione "madre-figlia" all'interno di un libro che dovrebbe essere obbligatorio per ogni donna che vuol lavorare con altre donne, in qualsiasi forma: 

Phyllis Chesler, "Donna contro Donna - rivalità, invidia e cattiveria nel mondo femminile", Oscar saggi Mondadori


L'autrice, femminista e psicologa, affronta il tema con un taglio proprio psicologico e psicoanalitico. 
Questo libro ha esattamente 20 anni.

Ma l'argomento continua a essere l'elefante nella stanza. 

La relazione con la propria madre o con la propria figlia (o entrambe) È una questione enorme. E finisce per influenzare la relazione con le altre donne che incrociamo. 

Questo dimostra chiaramente questo testo.

Ripercorrendo le esperienze mie, o assistendo oggi a quelle di donne a me vicine, le dinamiche si ripetono uguali e uguali e uguali, in tutte le loro varianti, ma sempre quelle.

E non si va affatto dritte sull'origine. 

Una donna con una tazza di te, in stile anni 50, da il benvenuto nel cerchio alla lettrice chiedendo "ora dimmi in che misura sei conscia dei tuoi traumi passati e delle tue emozioni represse, in particolare in relazione alla tua madre biologica. E parlami di come stai attivamente lavorando su te stessa per risolverli prima ancora di provare a proiettare quel bagaglio di merda e insicurezze su di me o sulle altre donne"



Temo si finisca troppo spesso per bypassare tutto tramite l'idealizzazione della "sorellanza", che l'autrice definisce "la ricerca della "madre buona" nelle altre figure femminili".
Ecco che interviene la frettolosa ed eccessivamente entusiasta convinzione di averla trovata, cosa che poi, al naturale emergere dell'umanità di tutte, rischia di tramutarsi in rovinosa "caduta degli dei".
Con il rivivere del trauma. Ma perché siamo in un ripetersi di ruoli e schemi disfunzionali e non nella realtà, che è molto più "normale" e meno edulcorata. Ma anche potenzialmente meno tragica di ciò che può essere un difficile vissuto madre-figlia. 

Perché l'altra donna non è davvero tua madre.


Alla "madre buona" cercata nelle sorelle corrisponde perfettamente la proiezione della "madre cattiva" nell'altra,  a cui appunto sono dedicati 3 capitoli: uno sulla mitologia, uno sugli aspetti psicoanalitici e uno sulla persecuzione materna della figlia sufficientemente buona.
Detto in breve, parla di tutti gli strascichi che le relazioni difficili con le nostre madri lasciano.
Faccio una lista di argomenti che l'autrice tratta, dove ciascuna potrà certamente riconoscersi, che mostra quanto questo elefante sia grosso:

-la paura dell'essere sostituite;

- le gelosie sulla fertilità; 

-l'impedire all'altra di provare ciò che non si è potuto avere (madre tiranna); 

-l'impossibilità di perdonare gli errori, con conseguente senso di inferiorità rispetto a un'immagine irrealistica, altamente idealizzata (e infatti qui ci incastriamo. O l altra fa perfettamente ciò che riteniamo essere l'ideale, o le nostre aspettative, o la massacriamo. O la perfezione o l'infamia. Altro che corso di autostima femminile);

-il desiderio di essere "la figlia preferita" a cui vengano dedicate attenzioni speciali;

-il non voler che le altre diventino diverse da te ("stai nascosta e anonima come noi" - ferita della visibilità) - fino al vivere la differenziazione come rifiuto ("se non sei come me mi stai negando");

-le denigrazioni di gruppo come strumento di disciplina verso la donna "colpevole"; si, lo facciamo;

-la ferita del potere, per cui "mi sento forte solo se distruggo o abuso a mia volta";

-l'uccidere la madre per "diventare lei" o il credere di doverlo fare come unico modo per realizzarsi;

-l'invidia come reazione al senso di colpa;

-la "matrifobia", la paura di ereditare il carattere della nostra madre, che si tramuta in odio verso le altre donne; 

-il timore e desiderio di distruzione -anche in gruppo- delle donne "troppe", troppo potenti, o troppo autorevoli, carismatiche, brillanti, riconosciute;

-la proiezione nella Dea (lei parla di Dio ma è uguale) della madre che sempre accoglie e sempre dice di si. 
Questo vale molto anche per gli uomini, vedi guru affermati che impazziscono laddove il femminile si discosta da questa eterna accoglienza;

-il terrore (e qui ho una ferita personale ancora aperta) di vedere "l'amazzone trasformarsi in invalida" (cit.);

-il "muori, così posso vivere";

-la "presa in prestito" del lavoro altrui senza fonte (l'autrice riporta molte sue esperienze a riguardo) e le reazioni delle "figlie" al farlo notare;

-il sostituire la madre spirituale invece di affiancarla;

-l'invidia come incapacità di ammirare la donna di successo;

-il sostenere a parole l'importanza di ruoli e archetipi femminili ma senza riconoscere o sopportare "le madri" (o questi ruoli in donne diverse da noi);

-la pretesa del "sacrificio emotivo" ("se ho potuto sopportarlo io puoi sopportarlo anche tu")...

Madre in primo piano e figlia che le da le spalle, guardando altrove
Foto: prettysleepy1 per pixabay.com



La costante che l'autrice riporta, è il non vedere in noi questa ombra. E il non rendersi conto del male che questo fa alle altre.
Perché se fino ad ora leggendo questa lista hai richiamato situazioni in cui hai subito, il lavoro però lo si fa se si è disposte a guardare nell'altra direzione, chiedendosi:

"Quanto sono stata io la causa di queste situazioni?"
E quindi: 
"Come ho vissuto il rapporto con mia madre? Quali sono i miei temi, i miei irrisolti con lei? Punisco le altre donne perché non riesco a punire lei di ciò che mi ha fatto?
Quanto è doloroso affrontare questo argomento? Sono disposta a farlo per migliorarmi e riconoscere la proiezione del rapporto con mia madre (o delle mie aspettative di "madre ideale") nelle altre donne?"

Io mi riconosco. E ho scelto di scusarmi e mettere un obiettivo di etica nel mio agire. 

L'elefante nella stanza.
Che troppo in fretta e maldestramente in ambito spirituale si nasconde con ritualini di dichiarazioni di perdono e filastrocche sul "lasciare libera", pratichine suggestive forse, ma che non esauriscono il lavoro da fare.

Ecco.
Sempre di più sono convinta che ci sia un unico modo per aver speranza di invertire questa rotta, finalmente.
Cominciare coraggiosamente da qui.
Anche se scomodo.

Affrontare l'argomento in ogni training, che necessariamente poi andrà approfondito in sede di psicoterapia, perché cerchi e percorsi iniziatici NON SONO PSICOTERAPIA DI GRUPPO.

Brigid, Dea di questo periodo, è anche guarigione.
Quanto sei disposta a impegnarti per guarire questa ferita? 
O quanto a pagare il prezzo del lasciare che sia la ferita a scegliere e agire al posto tuo?


Credit: la frase nel meme creato da me fa il verso a un altro celebre meme sulla "domanda da fare al primo appuntamento", autrice o autore ignota/o e non me ne prendo il merito. Io l'ho solo adattata all'argomento. 

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mercoledì 3 febbraio 2021

Perché poesia e parola sono sacre? Brigid e Imbolc

LA FIAMMA DI ISPIRAZIONE DI BRIGID - PAROLA E POESIA - SIMBOLI E SIGNIFICATI 

Brigid era anche "Dea della poesia". Ma perché la poesia è sacra?

Dopo aver condiviso ieri il perché la fucina mi fa battere il cuore, oggi condivido cosa del significato profondo della poesia sacra di Brigid mi ha fatto innamorare.

Vale lo stesso discorso fatto per i fabbri: non dobbiamo credere che basti immaginare la Dea che posa la manina sopra i poeti affinché questi ne risultino ispirati, perché c'è molto di più.

Quel ramo d'argento con i sonagli che vedi in foto, parte di un mio spazio dedicato a Brigid, è il remake moderno fatto in casa di un oggetto che la tradizione vuole annunciasse e concludesse le parole poetiche del bardo. Si agitava e suonava prima e dopo. Come in un rituale. 
Chi è un po' avvezzo di magia lo saprà: la parola è sacra. E potente.
Ma perché?
Non perché "è scritto sui libri quindi deve essere vero", per cominciare. Anzi.
Gli antichi non scrivevano, almeno non nel modo in cui lo facciamo noi oggi.

E non perché non ne fossero capaci. 
Per lo stesso motivo per cui, appunto, la parola è sacra.

E ci colleghiamo con il solito principio della Dea su cui insisto molto (no, non è la fertilità):

Mutamento. E Creazione.

La parola muta la realtà. E come lo fa? Creandola. 
La funzione narrativa è molto più che intrattenimento, solo oggi stiamo ricominciando a comprenderla nel profondo.

La parola crea immagini. Le immagini creano realtà. Ci indirizza lì,  poco da fare!
Ciò che non nomini cessa di esistere, perché funziona anche al contrario.

E la realtà è mutevole, le parole dunque sono danzatrici che muovono le loro punte sulle onde di questo mutamento. Lo seguono e interagiscono, fino a darci direzione.
Darci direzione, ho detto. Sacro compito umano. 
"Freccia ardente" era uno dei suoi epiteti, e la freccia questo simboleggia. 

Ecco perché io insisto così tanto sulle narrazioni. Sul non fermarsi alle vecchie narrazioni pretendendo che la realtà che creano vada ancora bene oggi.
Perché la parola -anche nel sacro- deve essere in grado di rispondere ai temi e alle difficoltà di una data epoca, per le peculiarità di quella data epoca. 

E c'è un aspetto un più. Non la parola "e basta".
La poesia, i canti, quindi un certo tipo di parola.
Che è potente perché parla un linguaggio capace (e puoi sperimentarlo anche tu) di unire il cuore e la mente, l'estasi e il cervello. Hai mai provato a scrivere in uno stato poetico?
Provaci, allenati. Per farlo devi ESSERLO in uno stato "poetico". 
Attraverso quelle parole puoi arrivare a toccare livelli profondi, "scatenare tempeste", facilitare esperienze di straordinarietà. 
E questo accade quando chi crea dette parole è in uno stato di connessione.

La poesia non è "semplice logos". E il linguaggio dell'esperienza in grado di creare esperienza. 

Allora è anche qualcosa di più di semplice ispirazione, per come la intendiamo noi oggi. Quelle parole, per un principio di "immanenza", SONO la Dea. 
Sono Brigid, per chi così la vuole chiamare. 

E poi c'è la memoria. Narrare in modo poetico degli antichi, per tutto ciò che è stato detto fin'ora, è mantenere in vita loro e la loro saggezza. Fare in modo che il loro essere danzi con la Creazione di "oggi". 
Potente.

Non limitarti al modo in cui si scrive di significati e simboli. Farne esperienza è parte della ricerca. 
Oggi si ripetono un sacco di parole senza sentimento.
Persino trovi libri che ti suggeriscono cosa dovresti dire per fare quale rituale, ma non si soffermano su tutto il resto: e le emozioni? E il perché proprio quelle parole? E il come dirle? In che stato d'animo? E il sentire il loro significato dentro cosicché l'uscita di quei suoni dal tuo corpo veicolino anche tutta la potenza che ti evocano?

Zero. 
Di questo tutti quei libri non parlano mai. 
Perché siamo rimaste/i nella superficie, un po' come si diceva col post di ieri sulla forgia.
L'apparenza sconnessa dalla sostanza.

E allora oggi, nel giorno della Candelora, auguro che l'umanità sappia fare il salto di cui parlavo anche nella mia newsletter. Imparare a padroneggiare tutto questo con profondità, saggezza e consapevolezza di essere esseri creatori. 

Dove trovare la mia newsletter? Qui www.subscribepage.com/lauraghianda 

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martedì 2 febbraio 2021

Perché Brigid è la "Dea della Fucina e dei Fabbri"? - IMBOLC

Buona celebrazione del risveglio, amica e amico.

Lo sai cosa rappresenta il fuoco della fucina di Brigid?

Perché si parla di "fuoco della fucina", di forgia?


Sai che a me piace andare nel profondo, capire bene i perché e i significati delle cose, perché se altrimenti ci limitiamo all'immagine superficiale... perdiamo parecchio.

Ogni simbolo nuovo che capiamo profondamente ci permette di vedere la realtà in modo differente.
Oggi vorrei dire cosa mi fa battere il cuore davanti al simbolo della fucina legata alla Dea Brigid, che in tutta Europa è pressoché universalmente associata alla celebrazione di oggi, Imbolc, assorbita poi nella Candelora dal cristianesimo.


Bene. Dei tre fuochi di Brigit (o Brigid, o Brida, o Brighit, o tutte le mille varianti, sempre lei è) abbiamo quello della fucina, dicevamo.

"Brigid patrona dei fabbri".

E a mò di funzionamento dei santi cattolici, tutti a pensare che lei metta la manina sopra i fabbri e che li protegga.
Si anche, ma è solo un pezzettino della storia.

Certo, in un mondo non separato tra sacro e profano gli utensili hanno tutto il loro perché, sono importanti, permettono di vivere la quotidianità più facilmente.


Ma c' è altro in quella fucina che l'ha resa sacra al punto che il suo fuoco e calore è associato a una Dea.
Ed è precisamente una delle parole chiave di tutta la ricerca della Dea tout-court, che se ci fai caso, tornerà sempre:

Cambiamento. Mutamento.

Il fuoco è ciò che permette il cambio di stato. 
Una pietra grezza diventa metallo. Il metallo, grazie al lavoro umano (lavoro umano - dettaglio tutt'altro che insignificante, facci caso!), diventa utensile. 

Cambio di stato ragazze e ragazzi!
Mica bazzecole. 

E come avviene quel cambio di stato?

Il calore scinde il minerale grezzo. 
Ne porta a galla le impurità, così che possano essere viste e rimosse.
A quel punto resta il metallo puro che potrà prendere la forma desiderata. 

Ciò che è fuori è anche dentro, e viceversa.

Questa è la descrizione di un processo alchemico anche interiore.
E c'è dell'insegnamento.

Noi tutte e tutti siamo minerali in qualche percentuale di grezzo: come ci rapportiamo a questo processo?

Tutti dicevano da subito che "il covid porterà fuori il meglio di noi".
Non ci ho mai creduto e anzi: se ascoltavo in profondità quel che mi pareva la voce di questo piccolo essere, io sentivo altro: "vedrai, uscirete tutti come siete veramente".

Un anno dopo vedo proprio questo. Ci sentivo giusto.
Stanno emergendo le nostre scorie, ciò che va visto per essere affrontato.

Ma invece che preoccuparcene, la lezione di Brigid (connessa non a caso anche con la guarigione) non è colta anzi.
Si spinge affinché quelle scorie così diffuse siano considerate "il modo giusto", perché in una cultura che mortifica l'errore, non si vuol vedere ciò che facciamo come errori. Cerchiamo di legittimarli. 

Ecco come siamo messi oggi.

Troppe correnti spirituali "alternative" spingono per questa rimozione: "non guardare quelle scorie o vibrerai basso" ( = "non parlare dei tuoi problemi/non lamentarti/non provare emozioni "negative"). 
"Aspetta il tal giorno e la tal data che si aprirà il portale e faremo tutti un salto evolutivo".

No. 
Non è questo che insegna la fucina di Brigid. 
Ricordi l'accenno al "lavoro umano"?

Non è un simbolo messo a caso, ma l'indicazione che il lavoro da fare richiede un'azione attiva. Una scelta. 
Il libero arbitrio.

"Io fornisco il terreno. Tu devi piantare il seme". 
Questo è un assunto, in questo tipo di ricerca dove il libero arbitrio umano e l'agire con intento è ciò che lo rende un essere divino.

Non l'attesa passiva di eventi o persone salvifiche.
Tantomeno il girare il muso dall'altra parte per non guardare ciò che emerge.

Dipende da noi.

Ed è qui che mi inserisco io con la mia pagina e il mio lavoro: è qui che insisto sul ruolo umano, sull'energia attiva che non è solamente maschile perché tutte e tutti l'abbiamo ricevuta in dono (non a caso abbiamo una Dea qui a suggerircela, Dea del fuoco e del sole), perché tutte e tutti dobbiamo fare questo lavoro. In questo sta l'abbracciare la nostra divinità. 

Se vogliamo che il nostro metallo sia sempre più puro. Splendente. Utile. A noi stesse /i e al mondo.

Buon Imbolc/Candelora dunque.

E che tu possa portare nella vita questa lezione.

Laura Ghianda

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Immagine: Enlightening_Images per pexels.com