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giovedì 19 giugno 2014

Compiti e pratiche di una moderna sacerdotessa - melissa. Parte 1

Si, credo che ne farò vari, di post come questo.... cosa fa una sacerdotessa?

"FEEENOMENALI POTERI COSMICIIIII....."


Immaginando le sacerdotesse, forse siamo un pò troppo tutt* condizionat* da film, cartoni e romanzi...
Fulmini che si scatenano dalle mani, poteri occulti, dominio SUGLI elementi (questo in particolare, è un'assurdità!! E' l'uomo patriarcale che vuole il dominio SU, semmai, noi proponiamo di essere "alleate A"!)....

Ebbene, ultimamente, la mia linea è quella di trovare il proprio personale potere..... tornando alla semplicità (vedi testo sulla saggezza delle ortiche, qui ). 

Un pò invertire la rotta. Invece di partire dai fenomenali poteri cosmici del genio di Aladdin, partire dalla cura del mondo attorno a noi. E da qui, dalla base, espandere la percezione. La grandiosità, nell'umiltà.

Occorre rendersi conto che il lavoro della sacerdotessa, è anche pratico.

Che sono le azioni, che fanno ciò che siamo. Stare solo sui libri non è molto utile, se poi non pratichiamo il mondo (e il sacerdozio) che vogliamo. Il pensiero si deve tramutare in azione! Altrimenti, il rischio è che con la testa pensiamo di essere avanti anni luce, andiamo su internet a dichiarare quanto siamo geniali e poi non siamo capaci di praticare i principi che noi stess* dichiariamo. E questo sarebbe un bel guaio.

Stiamo distruggendo e maltrattando il pianeta, che è parte importante del corpo della Madre.
Chi se ne prende cura? 
A chi spetta questo compito?

Beh, alla moderna melissa, la sacerdotessa di Dea.

Per quotare Francisco, che è un Ricercatore anche lui, "amo la natura, quindi la pulisco".

Bene.. Un compito importantissimo è quindi prendersi cura del suo corpo.

Gli abiti della sacerdotessa sono anche gli umili abiti da lavoro, i guanti, i sacchetti delle immondizie e le pinze per raccogliere i rifiuti; non solo gli abiti fluttuanti ed eleganti, a volte suggestivi, che sicuro alcun* di voi mi avranno visto indossare in più di una occasione.

E così qualche giorno fa ho partecipato con la mia famiglia (per la mia piccola non è mai troppo presto) alla giornata ecologica organizzata dal paesello in cui viviamo, con non poco entusiasmo.
Un'attività adattissima alla sacerdotessa. 

Non è solo il COSA si fa. E' soprattutto il COME.
Insisto su questo tema: è l'INTENTO che ci si mette.

E se l'intento è sacro, l'attività diviene sacra. Di nuovo, sintesi della dicotomia tra sacro e profano.
Chi lo direbbe, "la sacra raccolta di rifiuti"? ;) 


Torniamo all'intento. Se questo è di connettersi con gli spiriti del luogo, la connessione può avvenire.

E allora accade che per ore si è svolto un dialogo, uno scambio.
E a ogni schifezza che raccoglievo, mi tornava un senso di amore, simpatia, complicità.
Dalle piante, dalle creature, dai meravigliosi alberi alcuni dei quali esseri davvero molto vecchi. 

E dopo un paio di ore, ero totalmente dentro, connessa con i luoghi meravigliosi che stavo ripulendo.
Trovavo a intuito i luoghi più zozzi. O forse non era intuito, vi ci ero spinta.

Si può raccogliere schifezze, meditando.

E accadono anche miracoli:
la mente divaga, "certo" penso "bisognerebbe fare qualcosa nelle scuole, coinvolgere già i bambini, che hanno partecipato così in pochi"....

Ed ecco che mi arriva una storia. Mi arriva per immagini, le fate, un tempo alleate degli umani, il loro  sentirsi soffocare, il bisogno di ricostituire una nuova alleanza. E il loro puntare ai bambini, che forse sono ancora in grado di vedere, di capire... e poi i loro doni, per i bambini e per gli esseri umani che si uniscono alla loro causa: la capacità di vedere ciò che oggi è invisibile, di udire ciò che non si ascolta più; l'ispirazione, la poesia, la magia della vita.
E mi arriva in versi, in filastrocca... che scriverò poi, nei due giorni successivi. 22 sestine in rima, che col tempo proverò a illustrare.
Una nuova storia da donare ai bambini...

...da parte delle fate.

Eh si, questi sono davvero compiti gratificanti per noi sacerdotesse.
E un'altra dicotomia risolta: l'umiltà e la grandiosità, che diventano l'una funzionale all'altra. Ecco, queste sono le cose che mi fanno godere come un riccio.

Non mi credete? 
Non dovete credermi sulle parole: dovete PROVARE!



mercoledì 18 giugno 2014

Un approccio al sacro femminino, per rinnovare il mondo. A cosa serve questo cammino? ecco qualche spunto.

Ma perchè così tante persone, donne ma anche uomini, si stanno domandando se non abbiano perso qualcosa nella strada del sacro, e desiderano ricercare ciò che comunemente si chiama "Dea", o sacro femminino?

Cosa sarà mai, il ritorno della valchirie? Un nuovo mito di amazzoni?


Nulla di tutto ciò.
O almeno, non per me.
Seguo e propongo riflessioni attorno a una via che ha un altro senso. E che ora vado a illustrare. Sedetevi. Non si può spiegare con poche parole qualcosa che è già così pieno di rischio di fraintendimenti. Ma se vi interessa capire e comprendere, vi prego di arrivare alla fine.

Inizio dal proporre questa domanda:

Potrebbe essere per voi condivisibile, dire che l'esperienza del sacro è un diritto per ogni essere umano che la voglia ricercare?

Se anche per voi la risposta è "si", allora io dico, non solo per riflessione teorica, ma per esperienza diretta, che la donna può avvicinarsi al sacro, si, utilizzando gli strumenti messi a disposizione dal sistema culturale attuale, dominante da molti secoli... Può. Ma sarebbe come apprezzare un'orchestra sinfonica con grossi tappi nelle orecchie. Si, qualcosa passa. 
Qualcosa.

Il corpo della donna è uno strumento formidabile di connessione con il sacro (vedi racconto di parto qui), e questa conoscenza è tanto vera, quanto è vero che il corpo ha subito un processo di negativizzazione e demonizzazione ancora in corso. E questa negativizzazione ha la sua origine nel pensiero dicotomico (=dividere il mondo in coppie di opposti, uno contro l'altro) SPIRITO VS CORPO, MASCHILE VS FEMMINILE. 
Il corpo, e il femminile sono nella posizione subordinata. Quindi, il corpo femminile è al posto più basso di un rapporto gerarchico, che mette in cima lo spirito, e il maschile.

E con il corpo femminile, sono stati portati "in basso" anche i suoi simboli, che sono anche i simboli connessi alla NATURA (non a caso, anch'essa piuttosto maltrattata): si veda per esempio la dimensione della ciclicità, sostituita da una "dritta" virile vettorialità. Sulle conseguenze di una società costruita nel rigetto della ciclicità e che si concepisce su una linea retta, tornerò in altra sede.

Davanti alle parole "sacro e femminino", si sollevano spesso obiezioni che riguardano il mantenimento di un presunto equilibrio, che la ricerca del femminino sacro infrangerebbe, come se l'attuale sistema che si rivolge all'essere supremo come "padre" fosse di per sé neutro.
Allora è illusione parlare di "nuovo equilibrio", se questi simboli e questa saggezza attinenti al femminile a cui alludevo qualche riga sopra non vengono quantomeno "riabilitati" e utilizzati nel contesto di oggi. Una bilancia mutilata di un suo braccio.
Simboli, che non si recuperano però solo a beneficio delle donne, che certo, riavrebbero un "canale di ascolto più diretto". Bensì in favore di un femminile a 360 gradi, che riguarda anche coloro incarnati in un corpo maschile.



E vediamo un punto che scotta.
Ciò che crediamo di sapere sul femminile, non è che un insieme di categorie create a volte per convenienza: accoglienza, passività, debolezza, fertilità, emotività... tutto troppo semplificato. 
Le qualità considerate "buone" nel femminile sono quelle funzionali al gradimento di un certo maschile, e che ahimè sono finite per caratterizzare la figura della Madonna, obbediente, capo chino, vergine eppur madre, disponibile, fragile fiore che mai invecchia.... (Non posso approfondire in questa sede questo importante tema, quindi consiglio la lettura del testo, esaustivo, di Michela Murgia, "Ave Mary", interessante analisi di una teologa cattolica che non ha timore di aprir bocca....). 
Mentre le qualità "cattive" sono quelle che spaventano l'ego dell'uomo. La donna forte, indipendente, che afferma il suo pensiero e ragiona con la sua testa, che sfida, potente generatrice di vita.... 
In entrambi i casi, qualità positive o negative che siano, il centro è lo sguardo patriarcale. Nessuna possibilità, per il femminile, di autodeterminarsi. E' esistere non per sé, ma in funzione di esigenze altrui.

Questo è uno sguardo riduttivo, di un certo tipo di maschile, che si nutriva delle qualità opposte e altrettanto riduttive (attivo, forte, spietato, razionale, intelligente, ecc...) e che cercava, come scopo, di ottenere e poi mantenere il suo potere dominante.
Propongo questo: finchè queste polarità saranno in conflitto nelle nostre menti, il mondo che creeremo si baserà sul conflitto e i generi rimarranno in conflitto.
Finchè vedremo il mondo ordinato in dicotomie, in conflitto agiremo, e secondo la logica della separatezza.


E la Grande Madre è colei che in sé riunisce gli opposti. In lei le polarità danzano, non si fanno la guerra. Femminile e maschile sono figli gemelli nel suo ventre.
Questa, è l'immagine che ho di Lei.


E l'uomo? 
Di questo femminile, è stato privato anche l'uomo, maschio. 
Non siamo nemici, ma alleati e vittime della medesima mutilazione. Solo che gli effetti sono stati, nella storia, diversi.

Complementariamente, le donne si sono formate in secoli di simboli, valori, riti, miti di questo tipo di maschile patriarcale. E quindi oggi guardano al mondo attraverso queste lenti, che sono ben connotate! Come ci si può illudere, che con un batter di ciglia questo sistema organizzato di valori sul mondo possa scomparire? C'è del lavoro da fare. O le nostre azioni da questo sistema saranno guidate. Un sistema vecchio, che ha già dimostrato che, più che costruire, è in grado di distruggere.

Quello su cui cammino, non è un sentiero che rincorre un presunto passato idilliaco da portare nostalgicamente alla luce in un presente che di fatto ha diversi, peculiari problemi. Ha invece a che fare con la costruzione del mondo che verrà.

E (prego prestare attenzione a questo passaggio) tanto meno si tratta di operare un "capovolgimento" di valori, cambiando dal maschile al femminile le desinenze del pacchetto di caratteristiche del patriarcato attuale. Questo capovolgimento era nella visione di Bachofen, giurista del fine '800 famoso per la sua teoria di un matriarcato inteso come "femminile del potere androcentrico", in un'evoluzionistica limitante visione del passato: 
un INFANTILE luogo arcaico a cui il patriarcato sarebbe succeduto come tappa evolutiva successiva (e quindi superiore).
E' importante inquadrare questo pensiero nella sua epoca, in cui il paradigma dell'evoluzionismo si è diffuso anche in discipline che nulla avevano a che vedere con la biologia.
Ed è altrettanto importante prenderne le distanze.

Questa teoria di Bachofen è frutto di un pensiero dicotomico.
E' un pò il rischio che si corre se si usa il nome "Dea" come contrario di "Dio". Dea non assume su di sè le qualità di un femminile opposte a un maschile di cui abbiamo trattato qualche riga sopra.
Dea ha in sé caratteristiche tutte di un'altra specie, che vanno oltre le divisioni dicotomiche, oltre le separazioni, perchè in sé "riunisce", incorpora, è la magica alchimia che sa rendere le polarità creative e danzanti. Questo il suo significato potente.
Io non credo un simile matriarcato alla Bachofen sia esistito a livello strutturale e globale. 
Credo piuttosto ci siano state (come ci sono ancora) società gilaniche, i cui i valori e la cui organizzazione  meritano di essere indagati il più possibile.

Nel mio cammino, lo scopo è di ampliare/espandere la percezione al di là del mondo concepito come eterna guerra di opposti inconciliabili. 
Io lavoro per questa espansione.
"Alto" non è più il contrario positivo di un "basso", immanente non è più il contrario "sfigato" di trascendente. Maschio e femmina possono (e devono!) lavorare assieme, ma anche ri-comprendersi meglio nelle proprie singole caratteristiche, svincolarsi dall'opportunismo patriarcale che ne ha fatto pedine del proprio potere. Il giorno non è più bello della notte, entrambi hanno uno scopo. E quindi luce non è migliore di buio. E così via...  


Si tratta di scoprire e riprendere simboli e riti in grado di offrire una visione di un futuro altro, NON fondato su conflitto, separatezza, dicotomia.
S'ha da offrire, inoltre, un NUOVO IMMAGINARIO che comprenda questi nuovi simboli/strumenti. E anche altri modelli, per il maschile e per il femminile, anche nel sacro.... dal momento che, se mi guardo allo specchio, difficilmente trovo un'immagine che combacia con un sacro femminino così come la cultura tradizionale lo propone.... c'è da ricomporre anche in questo campo.
Allora si, può esserci qualcosa di nuovo. 
Senza questo immaginario, l'azione nel mondo, il nostro partecipare alla Creazione, sarebbe orientata dagli schemi pre-esistenti che non sono neutri affatto. Tanto meno equilibrati.

E allora si, si continuerebbe a riproporre il vecchio.

Non sono neutri i miti che conosciamo.
Non lo sono i loro effetti sul nostro pensiero.
Non lo sono le immagini del sacro che ci bombardano.
Non lo sono i modi di condurre i riti.
Non lo sono i nomi che diamo agli dei e gli effetti della loro ripetizione.
Non lo sono le organizzazioni del sacro.
Non lo sono i nostri approcci al sacro, e così via.

Disconoscerlo, porta solo all'agire il vecchio, il conosciuto. Non il cambiamento.
Ogni implicito, è comunque una guida. 
Ecco perchè serve l'opinione di tutt* e la salvaguardia dell'unicità del cammino di ogni singolo: per non perderci nell'illusione che ci sia un solo modo di fare le cose. In verità, ce ne sono molti. Tutti validi e in grado di attivare energia e potenza negli umani che condividono quei "protocolli".

Continuare la Creazione ha a che vedere con il concetto di movimento: possiamo continuare a oscillare tra polarità in un frustrante yo-yo che a turno e per violenze impone l'una o l'altra fazione.
O riprenderci in una danza a spirale dove c'è posto per tutt* e dove le polarità si energizzano reciprocamente.