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sabato 6 marzo 2021

Perché il pensiero "che separa" - o dualismo oppositivo - ci impedisce di evolvere

Perché il pensiero delle separazioni -alias dualismo oppositivo- ci impedisce di evolvere?  

Mi è successa una cosa che spiega benissimo dove e come possiamo incastrarci nel dualismo oppositivo, senza neanche accorgercene.

Visita ginecologica di controllo, dopo il mio primo parto. Domande di rito...

«Signora, sta allattando?»

«Sì.»

«Ok, quindi niente capoparto ancora?» (Capoparto = prime mestruazioni dopo il parto. Di solito l'allattamento lo ritarda, nel mio caso no)

«No, è arrivato il giorno x» (a tre mesi dal parto)

«Cooosaaaa? Ma lei non deve continuare ad allattare, deve smettere!»

«Scusi ma la mia bimba ha solo tre mesi, io non intendo smettere, è troppo presto.»

«Le spiego: ora che le sono tornate le mestruazioni il suo corpo le dice che NON È PIÙ DEL SUO BEBÈ. ORA È DI NUOVO FERTILE E QUINDI È TORNATA DI SUO MARITO.»

Inutile dire che quella ginecologa non mi ha più vista. 

Ma analizziamo le implicazioni della sua affermazione. 

Devo specificare: il suo era un orientamento steineriano, nel quale, ho constatato, sull'allattamento la si vede un po' così (pure il pediatra, del medesimo orientamento, mi fece lo stesso discorso). Lo puntualizzo per le ginecologhe che potrebbero leggere e chiederselo, ma non è questo il punto: quello che mi interessa è l'idea di identità sottostante a queste affermazioni.

Facciamo attenzione: l'identità, ancora oggi, è uno dei principali terreni di applicazione del dualismo oppositivo, uno degli ambiti in cui ha più presa. E il dualismo oppositivo è una "logica di guerra". Non a caso, quindi, l'identità – narrata in questo modo – è anche una delle cause scatenanti conflitti e massacri.

“O sei madre o sei amante”.

“O sei del tuo bebè o sei di tuo marito”.

Ci sono così tante cose che non vanno in questo punto di osservazione...

Per cominciare, io non sono né del mio bebè, né di mio marito. Io sono di me stessa, semmai ho un certo tipo di relazione con i suddetti soggetti. Ma chi prende decisioni per il mio corpo devo restare io.

Accertato questo, guardiamo quel "o questo o quello". Praticamente la dottoressa diceva: “Non puoi essere madre in quella fase e al tempo stesso amante”. 

                       


Perché mai? Dietro a questo concetto c'è un'idea di identità monolitica, unica. Problema diffuso assai. Io insisto a predicare che si tratta di un'idea illusoria: l'identità è più simile a un cristallo, che ha molte facce, persino situate in posizioni apparentemente opposte tra loro, ma che non intaccano minimamente la solida unità del cristallo. Siamo tutte e tutti “uno”, unici con le nostre forme geometriche e il nostro colore. Ma sicuramente con la capacità di far coesistere più aspetti.

Per cui sono madre e posso anche essere amante, senza che il mio corpo per questo esprima disagio (suvvia!!). E sono anche molto altro: ho la mia identità professionale, ho quella spirituale che condivido qui in modo massiccio. Poi ancora ho quella artistica, sono una writer/street artist. Ho quella musicale: sono (stata) una percussionista in un gruppo di percussioni. Sono una pattinatrice ed escursionista.

Eccetera.

Tutti questi aspetti di me concorrono a rendere bello e unico il mio cristallo. Senza bisogno di appiattirmi su un'unica faccia, che è ciò che di solito si fa quando si ha paura di non avere un'identità. 

Il cristallo sa tenere insieme tutto, per natura. Non può che essere il corpo unico e unito che è. Per cui l'aut aut, “o questo o quello”, diventa “e questo, e quello e altro ancora”. 

Il cristallo splenderà sotto il sole che si sposta nel cielo e, con il mutare della luce nel corso del giorno, ciclicamente brillerà maggiormente una faccia o l'altra. Senza che questo intacchi ciò che è, la sua bellezza.

Sai tornare consapevole dell'unicità che sei, con tutte le tue facce?

Riesci a riconoscere le trappole del dualismo oppositivo, alias "pensiero delle separazioni"?


Ⓒ Laura Ghianda

Revisione Testi: Jessica Favaro 

Immagine: wingsofcompassion per pixabay.com