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lunedì 29 febbraio 2016

Orchard Days a Avalon: quando la rete si fa internazionale

Fiamma della Grande Madre delle Dolomiti che arde sull'altare di Avalon, Glastonbury
Febbraio è stato un mese ricchissimo di impegni e devo ammettere di non essermi ripresa.
Porto ancora nel cuore i giorni "Orchard Days", i giorni del raduno delle sacerdotesse e dei sacerdoti che hanno studiato presso il Goddess Temple (se non c'era Anna che se la sentiva di guidare sull'altro lato, chissà se sarei riuscita ad andare... grazie!).
E' straordinario vedere confluire persone da tutto il mondo, finanche da oltre oceano. 
Ho incontrato persone che non vedevo da anni, ma con le quali ho condiviso momenti davvero speciali: impossibile non commuoversi. 
Ho anche incontrato persone che non avevo ancora avuto il piacere di conoscere di persona, oltre alla sfera di internet e facebook.

Sono stati giorni di workshops, presentazioni (anche io ne ho donato una! una sfida davvero), cerimonie, storytelling, dimostrazioni, visite, convivialità, amicizia ma soprattutto di tessitura di rete.
La forza del Goddess Temple di Glastonbury e del suo approccio, è insistere sulla relazione: non i trainings (nemmeno quelli cosiddetti "per corrispondenza") non la comunità sono solamente virtuali.

Anche i training per "corrispondenza" prevedono 3 (al posto di 8) viaggi annui per i primi due anni. 

E una volta che i trainings sono terminati, ci sono gli orchard days, la conferenza e altre proposte per continuare a restare connessi. Non è quel genere di training che "ti molla il diplomino e chi si è visto si è visto".

Quest'anno festeggio il decimo anno dall'inizio del mio training con il tempio. E' stato un importante punto di approdo che però è stato in grado di aprirmi altre vie. 
Ho trovato tanto per la mia crescita. Ma ho anche davvero trovato una famiglia.
E non esagero.
Vale tutto quello che vale in ogni gruppo, ci sono persone con cui si è in naturale maggior sintonia, persone con cui si mantengono i contatti e persone che si "sentono" meno.
Ma trovo tutto quello che vivo in questo contesto, straordinario.

E ciò che ho condiviso tramite post su facebook in quei giorni è quanto di più è importante per me: accade che quando la relazione viene al primo posto, non hai più voglia di attaccarti alle piccole divergenze di pensiero. Che possono esserci. Ma vedi anche altro, non ti fermi lì.
Succede che quando condividi fisicamente esperienze tanto forti con delle persone, nel tuo cuore queste lasciano un solco indelebile di amore. 
Tutte cose che non accadono facilmente nell'era del digitale e dei social ad ogni costo.
Quella dove tutti hanno migliaia di contatti ma dove la relazione viso a viso scompare dietro uno schermo. Quella dove tutti hanno opinioni ma dimenticano di avere umanità.
Quando conosci le persone, i loro sogni  e le loro paure, le loro gioie e i loro dolori, beh non sei più disposta a "disumanizzarli". Ti avvicini. Certo, spetta a te, non è automatico. Se sei disposta ad aprirti, ti porti a casa tesori inestimabili.

Questi sono stati per me gli Orchard Days. Il senso di comunità è molto forte, per me vitale, dal momento che vivo e lavoro in uno dei paesi più difficili per quanto riguarda l'accettazione della diversità, nelle scelte personali e in quelle spirituali. 
I contatti li manteniamo anche quando non ci vediamo fisicamente. Capita di chattare di cose serie e di cazzate, di piangere e ridere, di scambiarsi idee e materiali. 
Capita anche di litigare ma sempre abbiamo trovato sostegno, facilitazione, mediazione.

Il senso di comunità significa che capita ti arrivino inviti a matrimoni, "baby naming", ahimè anche funerali. Anche se vivi altrove. Ma ci sei. Nei cuori, nelle menti. Senso di comunità vuol dire che non sei un numero, ma una persona.
Significa che è inutile un titolo "sacerdotessa di Avalon" se non partecipi alla vita di Avalon. E per partecipare non serve "apparire". Devi essere. E devi esserci. Con il tuo cuore, il tuo pensiero, il tuo corpo e la tua anima. 

L'approccio del Goddess Temple è per cacciare fuori i tuoi talenti, non per farteli nascondere per paura della competizione. Ti restituisce potere anzichè togliertelo.
Ti supporta piuttosto che sabotarti. Entra nella tua vita e te la cambia. Se tu glielo permetti.

La rete è ormai internazionale e scalda il cuore poter dialogare con sorelle e fratelli da ogni angolo del mondo. Questa circolarità credo sia la forza e che possa essere anche di portata rivoluzionaria.
Finalmente. Le cose che si cambiano dal basso. Non da un leader. Non da un guru. Ma dal basso. 
Da una rete, da un cerchio, da tanti piccoli pezzettini che lavorano ciascuno alla sua parte, con passione, amore e impegno.


Il momento in cui la Fiamma delle Dolomiti è stata aggiunta alla Fiamma di Avalon

Uno dei momenti più emozionanti, è stata l'unione della Fiamma della Grande Madre delle Dolomiti alla Fiamma di Avalon. 
La Fiamma di Avalon è nata composta da varie Fiamme, la cui lista è consultabile presso il tempio.
Significa che dal 19 febbraio compare anche la nostra Fiamma tra le Fiamme che ne fanno parte.
Un pezzo delle Dolomiti sacre arderà pian piano in tutto il mondo.

Non può che esserci gratitudine. 
E gioia di vivere nel riempire la propria vita di esperienze come queste.
Non credetemi sulla parola.
Provatelo. Verificatelo.
Di persona.
Nei fatti...



giovedì 11 febbraio 2016

"Ci si abitua a tutto" L'importante è non sentir rimorso.


Oggi il mio lato Kali è molto sentito. 

La scorsa settimana, dopo una faticosa mattina passata a spiegare devianza e senso del vivere sociale a un gruppo di studenti in visita al mio posto di lavoro, ho deciso che mi meritavo una pausa pranzo speciale. 
La mia pausa pranzo è molto corta, di solito devo finire in mezz'ora, ma quel giorno mi sarei presa un'ora per staccare e riprendere un pomeriggio altrettanto impegnativo. Ho camminato un poco di più per mangiare nell'ormai storico ristorante indiano della mia città. 
Mi scelgo un tavolino che consideravo appartato: quanto mi sbagliavo ancora non sapevo.

Compaiono sul tavolo di fianco al mio tre eleganti donne, dai 40 ai 50 o poco più, in altrettanta pausa pranzo.
La vicinanza era tale che mi era impossibile distrarmi dal loro discorso. Non avevo nemmeno con me il cellulare e quella volta ho rimpianto questa dimenticanza. Perchè ciò che è uscito da quel tavolo di allegre signore ha avuto il potere di toccarmi profondamente. 

Signora 1 "la mia amica X è andata in viaggio di nozze in Africa, ho visto le foto: fuori dal resort 5 stelle c'era una calca di bambini che pregava per avere qualsiasi piccola cosa, dal cibo alla penna".
La signora 2 e la signora 3 la guardano per vedere dove vuole arrivare... 
Infatti la signora 1 prosegue "devono essere posti bellissimi ma non ci andrei, non mi sentirei a mio agio... cioè, io sono lì nel lusso e questi muoiono di fame fuori?"
La signora 3 non prende mai posizione e si limita a rispondere ai dialoghi a monosillabi masticando l'insalata, per cui il resto dell'argomentazione si sposta da S1 a S2.
"Beh", fa S2 "è molto ingiusto sentirsi in colpa per queste cose. Infondo, noi non possiamo mica fare niente. Non è colpa nostra se la gente muore di fame, se ci sono le guerre. Non è colpa nostra se siamo ricchi e loro no".

NON ABBIAMO COLPE, no. NON POSSIAMO FARE NIENTE. Sicura sicura?

S1 non è convinta. Il suo carisma non è pari a quello di S2, che ha la parte del leone... ma ci prova comunque. "Ma sai, magari altre forme di turismo esistono..." 
e parte a parlare dell'India, di un'altra amica che è andata a fare la volontaria, dei suoi racconti della gente che moriva di fame per strada... "eppure devono essere posti bellissimi..."

S2 "ah beh ma se uno va a fare il volontario quello che trova se lo deve aspettare"
S1 "a me però piacerebbe visitare quei paesi ma ho paura che ci resterei troppo male".

Taglio la conversazione che tanto è su questi temi. Sarebbe ripetitiva. E arrivo alla perla.
La soluzione la propone S2:

"Beh, in questi casi uno potrebbe iniziare a viaggiare in paesi un pò più tranquilli tipo chessò, il Nepal (?), l'America Latina, poi sempre più poveri gradualmente, così faresti in tempo ad abituarti, gradualmente, e tieni l'Africa e l'India per ultimi. Allora i bambini non ti fanno più effetto.
Tanto, ci si abitua a tutto".

Il mio disgusto e sgomento deve essere trapelato palesemente perchè non sono riuscita a fare a meno di fissare la signora che è stata in grado di pronunciare un consiglio di cotanta saggezza.
Ma succhiava la sua sana centrifuga distrattamente, mentre le altre si alzavano per pagare il conto.
Mentre raggiunge la cassa lo ripete: "tranquilla, ci si abitua a tutto".

Il mio pranzo è andato in malora. Ho chiesto la "doggy bag" e l'ho portato in ufficio. Lo stomaco mi si era chiuso. Veramente. 

BUONGIORNO OCCIDENTE.
Il baratro umano nel quale stiamo precipitando temo sia senza precedenti.
"Ci si abitua a tutto".

Ci si abitua all'indifferenza. Ci si abitua al cinismo.

Sapete a cosa ci abituiamo davvero? A una cosa strana e tutta "nostrana".
AL "DIRITTO" A NON AVERE RIMORSI.

Abituati all'agiatezza, al cibo quotidiano, ai beni inutili, al calduccio, al trend, al look, al nostro mondo sempre più artificiale e sempre più alienante, quel che stiamo gradualmente perdendo è il senso della nostra umanità.

Che però c'è.
E io s S2 non credo fino in fondo.
Quel che dice è una ricerca di alibi.
Una giustificazione per ricacciare indietro quella presa allo stomaco che sentiamo dinanzi a qualcosa che ci pare ingiusto.
Ce l'abbiamo potenzialmente tutti quel "segnale rileva ingiustizie". Ce l'aveva S1. E S2 ha fatto di tutto per "farlo sparire", quel segnale, così che "almeno non mi sento in obbligo anche io di doverlo provare".

Quello a cui ci si abitua, è il non dargli retta, a questo segnale.

E la violenza che ci facciamo per non guardare e non ascoltare è proporzionale alla violenza che cacciamo fuori nell'argomentare il perchè avremmo diritto a girarci dall'altra parte.

Ecco le retoriche del cinismo.
Del politicamente scorretto come scelta di vita.
Ecco le retoriche del "i giovani attivisti all'estero se la sono cercata", proprio di questi giorni data la morte di Giulio Regeni. Che così muore due volte. 


Ecco le retoriche del "noi non abbiamo colpa e responsabilità". Infondo cosa facciamo di male? Compriamo solo le nostre cosette al supermercato, facciamo la fila per la tecnologia, eddai "per una volta" che vuoi che sia.

Ecco le retoriche del "io ho diritto a non sapere". Che accade se il "nostro diritto a consumare e non sapere" si scontra con il diritto degli altri? Che forse gli altri sono meno umani di noi? Talvolta si. E la "disumanizzazione" è la prima regola di guerre, odio, indifferenza.

Ecco le retoriche da "tu lo fai solo perchè vuoi essere migliore di me". Sulla quale ora mi soffermerò. Perchè ho deciso che non celerò mai più la mia rabbia dinanzi a questa assurdità.

Essere un'attivista non è facile, ti espone. Metti la faccia pur sentendo la stessa paura che sentono tutti dinanzi all'idea di farlo. Esprimi pensieri che spesso sono scomodi, pensieri che non ti fanno certo essere "popolare". La "fama" e l'essere "migliore" ti rendi da subito conto che sono una balla infinita. 

Dunque vediamo: mi hanno detto che "io voglio sentirmi migliore di qualcuno" nei seguenti casi: perchè porto avanti con forza un sentiero che chiamo spirituale; perchè ho un cellulare "equosolidale" certificato contro ogni sfruttamento umano (fairphone, per coloro a cui interessasse. Funziona a meraviglia); perchè cerco sempre pratiche per migliorare la mia impronta ecologica; perchè non mi nutro di animali; perchè sto provando ad accettare il coraggio di invecchiare; perchè ho messo tutti i miei risparmi e mi sono fatta debiti per avere una casa piccola ma ad alta efficienza energetica; insomma, perchè "ci provo".

Sono IO, sono gli attivisti, sono le persone impegnate per una causa che "vogliono sentirsi" superiori?
Ne ho conosciute ben poche di persone davvero così.
Ancora una volta è difficilissimo prendersi la responsabilità delle proprie emozioni, per cui "è l'altro che vuol sentirsi superiore". 
Più spesso, è che suona quell'allarme dentro che chiede giustizia. 
E' la nostra voglia di non ascoltarlo, è quella, che ci fa sentire "inferiori". Un problema spesso nostro.
Perchè laddove c'è la consapevolezza di "fare del proprio meglio" (che non vuol dire nemmeno essere perfetti - non credo nemmeno alle retoriche della "coerenza 100%") difficilmente scatta il senso di colpa.
Questa è la mia stessa esperienza.

La rabbia dinanzi a queste retoriche mi acceca.
Retoriche che contribuiscono a farci scivolare nel baratro, perchè giustificano l'indifferenza. Giustificano le atrocità.

La ragione per cui porto avanti le mie cause non sono certo nella ricerca di "superiorità". Si potrebbe ottenere lo stesso effetto con molta meno fatica.
Lo si fa perchè si crede in un'umanità diversa. 
Lo si fa perchè c'è la speranza che il futuro possa essere un mondo più giusto e con meno sofferenza per tutti. 
Lo si fa perchè noi siamo gli antenati e le antenate del mondo che verrà, ed è a quelle future generazioni che io devo rendere conto del mio agire.
Lo si fa per migliorarsi. 
Un migliorarsi che non lo capisco perchè debba sempre essere visto in relazione a "qualcun altro". Troppa competizione nella nostra società, al punto che non vediamo più altri modi in cui poter "crescere" se non attraverso questa piaga. Ne ho già scritto qui.
Non c'è in gioco una gara tra me, o chi per me, e te -o chi per te. Diamine. Anche in questo caso possiamo essere meno egocentrici? 
C'è in gioco qualcosa di più grande, molto più grande.

Queste sono le retoriche che normalizzano le ingiustizie e fanno passare per idioti coloro che lavorano per appianarle. Come se difficoltà non ce ne fossero già abbastanza.

La scelta è sempre personale.
E' una scelta, difficile, l'attivismo sociale.
E' però anche una scelta mettere il nostro comodo al centro dell'universo (il viaggio che però è carino, l'oggetto che chissenefrega come viene prodotto, il "diritto a non essere turbati"). Una scelta. Non la normalità.
E di queste scelte occorre anche rispondere. Soprattutto quando ledono altri esseri, altre persone.

E invece no. Sbandieriamo il diritto a non vedere e chiediamo anche il diritto ad essere lasciati in pace quando le conseguenze ci turbano. Lo trovo inaccettabile. 

Abbiamo finito con il creare un mostruoso mondo di individualismo che taglia fuori l'empatia, che ha perduto del tutto il senso del "vivere comunitario", dove tutti sono nemici di tutti. 
Dove finchè "non mi si tocca personalmente", chissenefrega. 
Le conseguenze possono essere pericolosissime. Perchè questa è la via che porta alla crudeltà. Il secolo scorso non ha insegnato a dovere. 

Che-senso-ha?

Il mio cammino spirituale si basa su un assunto per me potentissimo: la Creazione non è finita all'"inizio dei tempi". E' ancora in corso.

Gli attuali matriarcati (ricordo, culture basate sulla partnership e non sul "dominio del femminile") hanno un concetto di "maternità" che non è strettamente legato alla biologia, ma anche al "fare cultura".
Questo è uno dei motivi perchè adotto il simbolismo di una "Grande Madre".

Il dono del "fare cultura" è un dono elargito a tutte e tutti noi.
Il dono di continuare la Creazione. A questo risponde la mia spiritualità e il mio attivismo. Non al senso di "inferiorità" di qualcuno. 

Come la vogliamo continuare questa creazione?
a ciascuno le proprie risposte.

Io la mia scelta l'ho fatta.

Ed è precisamente quella di non permettere che "tanto, ci si abitui a tutto".


sabato 6 febbraio 2016

EVENTO ROVERETO: Celebrazione dell'Equinozio di Primavera

Tempio della Grande Madre a.p.s. 
presenta

Celebrazione dell'Equinozio di Primavera


Wendy Andrew www.paintingdreams.co.uk

Rovereto, sabato 12 marzo 2016 ore 20.00

Vieni e celebra con noi la stagione dell’Equinozio di Primavera!

Seguendo i ritmi della Ruota dell’Anno, l’equinozio è tempo di equilibrio, in cui le ore di luce e quelle di buio si equivalgono. 
Creeremo uno spazio sacro e onoreremo la natura che finalmente rinasce, ritingendosi di verde.
Celebreremo la nuova vita, i semi che diventano piante, l’uovo del nuovo inizio, i fiori che tornano a fare capolino nei nostri prati, gli animali che escono dalle tane. Riconosciamo questa energia nelle nostre vite.
Onoreremo l’elemento fuoco attraverso la distribuzione della Fiamma della Grande Madre delle Dolomiti, che arde perpetua nelle nostre terre. 
Riconosceremo il sacro potere dell’immaginazione, meditando per portare cambiamento, creatività ed equilibrio nella nostra vita.
Richiameremo alla memoria l’archetipo delle “Dee del Sole”, guardando ai loro volti nelle leggende delle Dolomiti.


Serata aperta a donne e uomini.

Posti limitati, prenotazione obbligatoria entro lunedì 7 marzo 2016.

Dove: Associazione Armonia c/o Opificio delle Idee, terzo piano. Località Sega di Trambileno, 800 mt circa dal municipio di Rovereto.

Costi: da 5 a 10 euro secondo disponibilità (+ tessera associativa di validità annuale 15 euro)

Info caparra e Prenotazioni: Laura Ghianda e-mail ghiandavalon@gmail.com

FB  Dea in Trentino Alto Adige – I volti della Grande Madre.