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giovedì 11 settembre 2014

L'uccisione dell'orso e l'uccisione del drago. Addio Daniza, meravigliosa Madre Orsa.

Qualche mese fa assistetti a un incontro in cui si paragonava l’uccisione dell’orso, all’uccisione del drago. Un paragone quanto mai azzeccato, ammesso che non si cada nell’inganno di significare il drago-orso come una sorta di ambasciatore del “male assoluto”, bensì accettando di considerare i due animali per il loro significato arcaico. La Natura.
E’ con questo significato, che voglio scrivere questo intervento, con il cuore gonfio di dolore, senso di fallimento nei confronti della mia specie di appartenenza così autoreferenziale e poco consapevole di essere parte di un Tutto più grande, con la consapevolezza che, con la morte dell’Orsa Daniza, se ne va un’altra possibilità di trovare un modo diverso di rapportarsi alla natura. Ai nostri occhi sempre meno Mamma. Sempre più Matrigna.
Non mi soffermerò molto sulla figura del Drago. Le interpretazioni possibili dell’allegoria della sua uccisione sono molte.
Spesso il drago è descritto come “il Cattivo”. Viene inteso a rappresentare i demoni umani, il bagaglio di caratteristiche scomode a un determinato modo di concepire il “giusto e il vero”. 
Io ho sempre visto altro.
Il Drago è molto di più. In sé ha l’elemento terra: la sua mole maestosa. Ha l’elemento Aria: le sue ali. Ha l’elemento fuoco: il suo soffio. Ha l’elemento acqua: il suo essere anfibio. E non può mancare la quintessenza: la sua capacità di essere intelligente e saggio oltre ogni epoca, ogni cultura, ogni umana comprensione.
In una parola, il Drago è la Natura. In tutta la sua sacralità e potenza. Una natura che è fatta di un’intelligenza selvaggia e imbarazzante, come imbarazzante è considerato ogni istinto umano: persino quello materno (non parliamo di quello sessuale, nevvero?).
E come essere sacro e potente veniva venerato, prima di essere "infilzato" come uno spiedino da un culto successivo e patriarcale, che ha fatto di tutto per demonizzarlo e cambiare il nostro immaginario. Purtroppo, riuscendoci.
All’incontro a cui partecipai, in provincia di Trento, purtroppo ci si soffermò per poco tempo sugli aspetti mitologici del drago e dell’orso. La mitologia, nella cultura “post-post positivista” di oggi, viene sempre  ritenuta poco seria e relegata al ruolo di “favoletta”, e il discorso si è spostato subito su un piano scientifico. Bellissimo, interessante, ma…
..Ma è la mitologia, sono le storie che ci raccontiamo, le “favole”, che sanno parlare una lingua così diretta da raggiungere le parti più nascoste di noi sino a riuscire a influenzare il nostro modo di pensare, agire, produrre cultura. 
Storie più o meno fantasiose, che non andrebbero quindi ridicolizzate in fretta e furia. Un grosso errore, quello di considerarla “conoscenza di serie B”.

La storia di convivenza tra l’uomo (e la donna?) e l’orso, è ancora oggi scritta in quelle storie. In quelle “favole”. E l’epilogo, ancora una volta, è un’altra Orsa uccisa. Tra l’esultanza di parte della popolazione, l’indifferenza della maggior parte, e le lacrime di una terza parte… Un altro drago immolato all’altare della superiorità umana che non mette in discussione nulla del suo vivere comodo. 

Le leggende questo vogliono:
la natura imbrigliata. Addomesticata. No, di più. Assoggettata alla volontà umana. La promessa che sarà l’uomo a regnare su tutto. Un uomo che ha scordato come dialogare con quanto lo circonda. Che ha scordato che “non è tutto suo”. Non è tutto suo diritto.
Un’orsa, Daniza, colpevole di avere solo…fatto l’Orsa.
E le responsabilità umane? Taciute. 

Uno o due giorni dopo l’attacco al fungaiolo per cui Daniza è divenuta famosa, è apparso su un quotidiano locale qui in Trentino il racconto di un albergatore della zona, che dichiarava candidamente di come avesse incontrato e spaventato Daniza coi suoi due cuccioli, la stessa mattina dell’attacco. Daniza fece l’orsa: si girò e se ne andò. Ma lui, non contento, la seguì per un po’. Finchè il distacco non fu tale, da vederla sparire e allora decise di tornare indietro.
“Poi è arrivato il fungaiolo”. L’articolo si chiudeva pressappoco così. Nessuno ne parlò più.
L’Orsa Daniza fu messa sotto processo. 
Nessuno andò dall’albergatore a chiedere “cosa diavolo ti è venuto in mente?”.
Nessuno che si prese la briga di immaginare come Daniza possa aver vissuto quello che, a me, suona tutto come un inseguimento di una mamma con due piccoli da difendere da un essere che non si conosce. Di cui poi può benissimo aver fatto le spese l’ignaro fungaiolo, che si è trovata un’orsa incazzata per via di questi umani impiccioni. 
Tanto sta, che Daniza ora è morta. Ufficialmente, si dice che non abbia retto la dose di anestetico utilizzato per catturarla. Due cuccioli di nove mesi sono ora senza la loro mamma.
E noi “Sapiens Sapiens”, sapiens di nozioni ma sempre meno sapiens di saggezza, abbiamo ucciso di nuovo in nome della nostra incapacità di convivere con la natura, dalla quale ci sentiamo sempre più distanti, tranne quando ci piace considerarla come luogo privilegiato per i nostri picnic domenicali. La Natura con la museruola.
Ho letto in quest'ultimo mese (dall'incidente di Daniza e il fungaiolo) ogni sorta di parere e dibattito. Tra chi sosteneva che i difensori dell’orso sono cittadini (termine usato in senso quasi dispregiativo) e che le montagne se le devono gestire i montanari. Come se Trento fosse Milano.
Chi persino sosteneva che il progetto Live Ursus sarebbe assurdo, poiché “l’orso non sarebbe mai stata specie endemica del Trentino” (questa poi….).
Chi ancora oggi, parlando dell’uccisione, prosegue il suo articolo con la lista delle “malefatte”, così, tanto per dire che con questa morte, non si è perso nulla anzi.
Ho letto infinite liste di nomi che terminano per “isti”, usati per etichettare (al solito) la fazione che non si vuol ascoltare.
Ho letto, come giustificazioni alla cattura, immaginari scenari di orsi terribili che sterminano esseri umani – dimenticando che gli sterminatori fino a prova contraria per il momento siamo noi umani………della natura, e di noi stessi (se natura e animali ci dovessero rendere pan per focaccia, ragazzi miei, allora pronti a scappare tutti quanti). Un po’ come nei film con gli alieni: storie in cui proiettiamo in un nemico esterno quelle che sono le nostre stesse ombre. 
Gli amanti dell’orso, sono persino stati definiti ”terroristi”!
Si è toccata ogni sorta di assurdità retorica. Nessun dialogo, nessun ascolto. La decisione era presa. Daniza doveva sparire dal suo bosco, dalla sua casa. Per giunta a solo un mese dal letargo!! 
Gli amanti dell’orso, o sostenitori della necessità di non annientare e sterminare per i nostri comodi di “Sapiens sempre meno Sapiens”, oggi piangono, assieme a me. E, ammesso che gli orsi piangano, assieme ai due indifesi cuccioli di nove mesi, che sono orfani e soli, senza più la loro Mamma. 
Cosa era l’orso, per i nostri antenati?
Non il trofeo da esibire in santuari (per quanto meravigliosi, magici, pieni di magia e meritevoli di essere visitati), non un animale da infilzare.
Ma una Dea, una Dea Madre per giunta, che in tutta Europa nonché nelle Alpi che sono SEMPRE state la sua casa, è stata venerata con i nomi di Dea Artio, Artha, Artia, Andarta, Artemide…. E che era animale tutelare di colui che noi stessi chiamiamo eroe, “Artù”. 
Una Dea, e una Madre che oggi è stata nuovamente uccisa. Nel suo essere Orsa, nel suo essere Dea Natura, e nel suo essere Madre.

Addio piccola meravigliosa Daniza. Un posto nel mio cuore per te ci sarà sempre. E anche, quanto prima, un posto sulla mia pelle.
Invito i miei lettori a tenere acceso un lume per questa creatura. Anche se questo post verrà letto molto tempo dopo averlo pubblicato. Un lume per riaccendere nei nostri occhi di "mica tanto Sapiens" la sacralità di questo magnifico animale. 
Questo assassinio non è stato compiuto in mio nome.





2 commenti:

  1. Un'analisi fatta col cuore e con la testa, grazie per aver espresso la tua opinone da abitante di questi luoghi che ho sempre amato, ma che adesso non visiterò più. Almeno finchè i reponsabili di questa morte assurda e crudele non avranno pagato.
    Un saluto Sabrina

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    Risposte
    1. grazie a te cara.
      per fortuna qui in Trentino Alto Adige ci sono anche tante persone che l'orso lo amano, e che difendono il diritto alla coesistenza. infondo, se l'orso era quasi scomparso la colpa era di uno sterminio senza senso. Ci sono anche storie di persone che ci hanno convissuto da sempre. E quelle, bisogna emulare.
      faremo del nostro meglio per riportare l'orso al rango che merita.

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