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giovedì 6 maggio 2021

Biancaneve scandalosa: quello che il caso mediatico non ti dice

Tutti pazzi per BIANCANEVE

E noi ci proviamo a sottrarci da questa polarizzazione e a fare un ragionamento diverso?

Dunque: tutto comincia con l’opinione di DUE giornaliste riguardo una giostra. In Italia diventa un caso. Che strano eh?

Rimbalza per i media tutto un “la dittatura del politicamente corretto vuole cancellare la nostra tradizione”. 

E sono precisamente questi media con questo modo di far giornalismo che ci tendono il tranello. Se ci caschiamo, ci facciamo polarizzare per quella che è la loro visione delle cose. 

In Italia si usa tantissimo: è una fallacia argomentativa (cioè un errore di ragionamento) che ha pure un nome: argomento fantoccio. In questa peculiare variante si tratta di estremizzare ed esasperare le conseguenze di un argomento, fino a tramutarlo nella prova della rovina del mondo. Quindi si costruisce il “dibattito” (scontro, lo definirei) su un argomento che non è affatto quello reale. Ma una costruzione estremizzata e gonfiata dello stesso.

In questo caso il bacio del principe che “non si dovrebbe toccare” sta alla tradizione esattamente quanto il panettone come dolce natalizio nazionale: a meno che tu non sia milanese, e quindi avresti ragione a vederlo come dolce tradizionale, per tutto il resto d’Italia è invenzione recente. Per ragioni meramente di convenienza industriale.

Il famoso bacio è invenzione disneyana, in quanto nella storia originale Biancaneve praticamente sputa o vomita in autonomia il pezzo di mela a seguito del trasporto burrascoso della bara. Una specie di mal d’auto traslitterata sul trasporto funebre. 

Punto. Fine della “tradizione”. 

La questione semmai è un’altra.

Ed è uno dei punti chiave nella ricerca della Dea. E cioè che ogni cultura RI-SCRIVE I MITI. Ne modifica i simboli, ne aggiunge di suoi.

Perché le storie non sono robetta per bambini e non lo sono mai state. Sono matrici, che PRODUCONO IMMAGINI. Immagini che bypassano il controllo razionale e arrivano alla pancia, con la CAPACITA’ DI CREARE CULTURA E VALORI.

A cui poi i membri si adegueranno. Sono un sistema di ordinamento della società, non mero intrattenimento.

Ed è qui semmai che possiamo ragionare. 

Io è da tempi lontani e non sospetti che contesto quel bacio, ma non per un problema di consenso, che mi pare una lettura forzata, ma piuttosto per la produzione di significato simbolico dei generi: un femminile passivo che può essere trasformato solo con l’intervento di un maschile salvifico. 

Roba vittoriana. Biancaneve è del 37, periodo in cui le influenze dei generi vittoriani erano ancora vivaci. 

Non lo dico, cosa ho dovuto leggere in giro su questa aggiunta, sul come un presunto sacro femminile possa essere salvato solo dal "sacro maschile", letture che mi danno i brividi da quanto sono inconsapevoli di una radice storico-culturale. 

Biancaneve originale è una potente storia di trasformazione e iniziazione. La strega non è che la Crona, la Dea in veste di iniziatrice, e il tema è quello della morte e rinascita. Cresci, ti trasformi. Esiste sia con personaggi maschili sia con protagoniste femminili ed è un viaggio che riguarda ciascuno e ciascuna di noi. Dove possiamo avere aiuti, ma i passi, l'azione, la possiamo compiere solamente noi. 

Principio-chiave-di-ogni-iniziazione. 

L’aggiunta del salvatore, posticcia, mi pare davvero forzata e comprensibile alla luce di una lettura storico-sociale. In questo senso sottrae potere, piuttosto che darne. E' come fare i compiti per casa al posto dei propri figli, per trovare un'immagine attuale del processo di crescita che raffigura. 

E calza a pennello con la donna dell'epoca: sempre da proteggere, "minorenne" a vita, delicata e inconsapevole. Prova a fare un po' di ricerca sui valori femminili vittoriani. 

Ecco. Come orientarsi in questo delirio di narrazioni e contro-narrazioni, sovrapposizioni storiche e riscritture? Per me personalmente la chiave è diventata proprio “quale mondo sa produrre quale simbolo”. 

Serve un’infarinatura sui valori delle epoche storiche che si sono susseguite per capirlo, serve una conoscenza di base dei simboli nelle narrazioni e dei meccanismi di modifica degli stessi. 

Allora saremo in grado di proporre ragionamenti non così banalmente polarizzati da “tradizione si, tradizione no”. Perché in quel macro insieme chiamato “tradizione” vedremo probabilmente cose che vorremo mantenere, cose che “ni”, cose che proprio no. 

Cosa è la "Tradizione" se non scelte, di esseri umani venuti prima di noi, per rispondere ai temi della propria epoca? Non c'è "la tradizione". Ci sono somme di tradizioni, ciascuna con una radice precisa. 

E nelle nostre proposte e scelte non ci sarà accordo. D’altronde, c’è chi oggi vorrebbe un ritorno della “donna in casa e del maschio all’esterno a produrre cultura”, modello sociale per cui il femminile solo passivo va benissimo come simbolo. 

Per quanto riguarda me, spingo sui miti delle Dee solari non a caso. 

Attenzione che non è nemmeno vero che si tratti solo di “meccanismi psichici”. I miti hanno SEMPRE più livelli di lettura, è sciocco distinguere tra “profondi/superficiali” nel significato di  “più giusti/meno giusti”. E pure i meccanismi psichici sono stati interpretati proprio in quell’epoca lì, teorizzati nell’ambito dello stesso sistema di valori e visioni del mondo. Nemmeno qui si può parlare di “neutro”, “naturale” e “immutabile”. Dibattito più che mai vivo anche all'interno del mondo della psicologia del profondo (es. Antonella Adorisio).

Ma tu che mondo vuoi produrre, che modello di società vuoi? E’ da qui che possiamo partire.

Per quanto riguarda poi il caso mediatico, a questo tipo di giornalismo possiamo solo rispondere in un modo. 

Questo:


:)

1 commento:

  1. Tutto costruito a bella posta per tarpare ancora una volta le ali alla volontà e alle capacità femminili ... quelle vere, non quelle prestabilite da una società che ha bisogno di colf e casalinghe gratis... Amaro ma vero

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