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lunedì 13 novembre 2017

MA QUALE DEA?? Oppressione e stereotipi nei movimenti spirituali



Quando trasformiamo la Dea da opportunità a oppressione.

Prendo il là dalla copertina del Time che cita "il mito della Dea" per discutere di come la maternità "perfetta" faccia male alle donne. La maternità perfetta abbinata al mito della Dea. Da mettersi le mani nei capelli. Un disastro di associazione. Mi si rizzano i peli sulla schiena.
L'appello di questo post è per considerare cosa davvero la nostra cultura associa all'immagine della "Dea", idee portate avanti persino da alcuni movimenti spirituali femminili o da alcune singole persone che all'interno di questi movimenti operano, e come queste associazioni siano spesso fuorvianti, inesatte e di nuovo oppressive per le donne. Ma di conseguenza anche per gli uomini, in quanto per molti il femminile e il maschile sono un 50% ciascuno dell'universo, in logica oppositiva: ciò che non è femminile sarebbe maschile e viceversa. Una semplificazione che, se davvero vogliamo crescere, non può continuare a lungo.
Ne sto parlando in vari interventi da giorni. Un'amica oggi mi scrive in privato di come si senta stretta nelle rigide definizioni che alcuni gruppi le propongono: femminile che deve sempre accogliere e ricevere, maschile che deve dare. Perché queste definizioni sono spesso affiancate da un approccio paternalista, un tentativo di correggere e aggiustare chi, davanti a noi, non sarebbe conforme al presunto sacro insegnamento della Dea. Quale Dea? Non la "mia", la "mia" non ragiona così.

Un'altra cara amica si sfogava la scorsa settimana su prese di posizione criticabili da parte sempre di alcuni movimenti femminili che, sulla tragica morte della madre sarda (pare di polmonite comunque, non di parto in casa!) avrebbero commentato adducendo che la presunta oscurità (riferendosi all'attuale periodo dell'anno come scansione temporale dell'accadimento) sarebbe "contro" al risveglio del femminile, contribuendo così a rilasciare nel mondo e rinforzare l'idea (il dogma?) che "l'oscurità" sarebbe da associarsi al "male", senza rendersi conto di essere così portatrici di un pensiero che ha una genesi esattamente in un modello di cultura che ha oppresso il femminile. Altro che risveglio. se c'è una cosa "contro" questo auspicato risveglio è proprio questo genere di pensiero. Un pensiero lungi da essere universale e neutro. 
L'oscurità non è che una fase dell'esistenza, portatrice di doni oltre che di sfide, al pari della luce. In questa tragedia non c'entra nulla l'oscurità e nemmeno chissà che esseri punitori divini, perché questa cosa delle punizioni nemmeno sarebbe parte della filosofia della "Dea", se proprio vogliamo dire anche questo. Poi certo, ciascuno la pensi come vuole, ma dovremmo porre attenzione, e lo dico come attivista spirituale, a cosa insegniamo agli altri. Essere almeno consapevoli da dove derivano le idee che predichiamo. Se abbiamo o meno preso il terreno delle religioni in cui siamo cresciute e ci abbiamo piantato nuovi fiori, ma il terreno quello è, e se il terreno è troppo acido torneranno a ricrescerci le stesse piante di prima. 
Essere almeno consapevoli che il nostro (compreso il mio, si) non è l'unico approccio possibile. Lo siamo abbastanza?



Kali Dea dell'Oscurità e della Distruzione
Ed è così che voglio introdurre di come la "mitologia della Dea" piuttosto che definire nuovi modelli unici sia piuttosto in grado, se ben assunta, di restituire alle donne la complessità che meritano. Alle donne e all'universo aggiungerei. Perché è quantomai urgente imparare tutti e tutte un pensiero che restituisca ricchezza e complessità. 
Ogni modello unico proviene da un pensiero che opprime.
Lo ripeto. 
Ogni-modello-unico-proviene-da-un-pensiero-che-opprime. Anche quello che "la donna sempre accogliente". Anche quello che "la donna sempre e solo lunare". 
Ma "Dea", ben prima che si chiamasse con questo nome, la Potnia, l'Antenata Antica, la Madre primordiale, era Tutto. E Lei manteneva l'equilibrio delle polarità in questo tutto, affinché nessuna prevalesse sull'altra e tutto procedesse in armonia. In parole povere, "Lei" non era una polarità contrapposta a un'altra polarità. Lei era entrambe e allo stesso tempo colei che forniva le leggi per equilibrarle. Maschile e femminile? Suoi figli gemelli. Contenitore e contenuto.
Non era certo solamente Luna anzi, sono molte di più le divinità lunari maschili nelle mitologie del mondo che quelle femminili. 
Così come le divinità femminili solari sono altrettanto diffuse e copiose. Da nord a sud, da est a ovest. 
Non è certo solo accoglimento, ricordiamo Kali, nel suo meraviglioso, necessario e attivo ruolo distruttore. Basterebbe lei da sola a distruggere in un nano secondo tutti i persistenti stereotipi di cosa sarebbe il sacro femminino. Lei, attiva, distruttrice, accogliente manco a pregarla in turco (o in sanscrito, per stare in tema).
"Dea" non è solo la madre accogliente, sebbene possa anche avere questo aspetto (sottolineo ANCHE e non SOLO). 


Questi movimenti sposano forse acriticamente il pensiero duale oppositivo applicandolo al sacrosanto bisogno di rinarrare il sacro femminile. Ma così torniamo esattamente nel punto di partenza. 

Il bisogno è lecito, la ricerca ha forse troppa fretta di arrivare a un'ultima parola. Che non ho io e non avrà la nostra generazione e che forse non esiste, perché la Creazione è sempre in divenire.  
La ri-narrazione non può compiersi all'interno del medesimo pensiero patriarcale -o, per chi non ama questa parola, pensiero della "dominanza"- che ha smembrato e distrutto la stessa Dea. 
Non possiamo assumere gli archetipi di divino femminile (uso di proposito la parola "divino" che non è sinonimo di "sacro") così come sono arrivati fino ad oggi senza un lavoro di rilettura. E la rilettura deve NECESSARIAMENTE fare lo sforzo di staccarsi dal tipo di pensiero che ha incatenato la Dea, smembrata in mille pezzi, e ciascuno di questi pezzi a sua volta narrato in modo da adeguarsi alla cultura di riferimento.
No! Non basta nemmeno fare la somma degli archetipi di dee arrivati a noi per riformare l'antica Grande Madre.  
Quegli archetipi così come sono riproducono la medesima realtà che ci ha portato in queste condizioni.
Non possiamo ri-narrare nulla se non usciamo dalla logica duale oppositiva, o quantomeno, occorre cominciare a rendersi conto che questo pensiero luna VS sole, accogliere VS dare, attivo VS passivo eccetera non è l'unico possibile.

Amaterasu, Dea Sole 
Tutto l'universo è espansione e contrazione, creazione e distruzione, come un eterno respiro, inspiro e espiro. Luce e buio danzano, danzano in un movimento e nel suo contrario, tutto necessario al progredire dell'esistenza.
Non ha senso definire in queste copie un "buono" e un "cattivo", nemmeno un "meglio" e un "peggio".
Non ha senso attribuire un genere a una o l'altra forza come se non appartenessero non solo all'intero genere umano, ma a ogni creatura di qualsiasi regno essa sia. 
E' solo da un momento in poi della storia del pensiero umano che anche lo yin e yang sono stati abbinati a femminile e maschile (fonte: leggi Luciana Percovich, "Colei che da la vita colei che da la forma" per argomento in dettaglio).
Prima ogni essere rifletteva l'universo nella sua complessità. Senza bisogno di tagliare e etichettare con così tanta rigidezza.
Come altre volte scritto in questo blog (es. Chi ha paura della Dea Madre? o Se il femminile è anche sole e il maschile anche lunail triangolo, il numero tre, arcaica simbologia all'origine della trinità) questo significa che luna/sole, attivo/passivo, ecc. non possono essere appannaggio di un solo genere a scapito dell'altro. 
Esiste un femminile solare, che agisce, che distrugge, che decide attivamente di non accogliere ma di tagliare, eliminare, censurare. Esiste pure un maschile lunare, introverso, che crea e accoglie. 
Perché queste qualità sono di tutte e tutti, sono danza dell'esistenza. Sono strumenti del dispiegarsi della vita. 
E solo quando capiremo questo possiamo finalmente avere uno sguardo più limpido su cosa può essere il luogo della differenza tra femminile e maschile.
Ma io rinuncio a cercare la differenza nella mutilazione. Possiamo danzare nelle nostre diversità anche imparando a vederci come intere e interi. 
Siamo esseri completi. Accettandolo troveremo i tesori che cerchiamo.
Rifiutiamolo e tutto sarà uguale a prima.
Non abbiamo bisogno di una nuova religione che ricalchi quelle che già conosciamo. Non vi pare?


Ancora sulla ri-narrazione della maternità: Maternità e donne tra vecchi e nuovi significati

4 commenti:

  1. Sono pienamente d'accordo con te! E ti ringrazio, perché in questo tuo post hai fornito molti spunti su cui la nostra società dovrebbe soffermarsi a riflettere! Siamo "ingabbiati" all'interno di definizioni limitanti, da una società che sembra ricondurre tutto a schemi rigidi su cui dovremmo costruire le nostre vite.La crescita spirituale è impossibile finché vediamo tutto bianco o tutto nero, ma anche se riduciamo tutto agli opposti maschile-femminile. La Dea è Tutto, è l'Uno.Ma per capire questo concetto bisogna aprire la mente...e il cuore!

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  2. Grazie infinite di questo post, arriva dritto al cuore

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  3. Grazie per questo post. Proprio in.questi giorni sto riflettendo in merito a come alcuni gruppi spirituali ripropongono un dualismo cosi stringato tra maschile e femminile, facendone un uso riduttivi: "sono troppo femminile, sono troppo poco maschile", con affermazioni giudicanti. Un ragazzo di queste cerchie è arrivato perfino a dirmi: "ho un maschile troppo squilibrato ... non sono coinvolto del tutto...Non sei tu il problema" ahahah. .. veramente se ne sentono troppe, io credo che è importante ampliare anche le proprie conoscenze oltre che fare continue esperienze in gruppi proposti da chi fa lo sciamano da due giorni... troppi purtroppo.

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  4. Scrivi post molto interessanti.
    Sulla maternità come canone (quindi limitazione alla libera espressione di un attitudine) ho scritto anche io.

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