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mercoledì 22 giugno 2016

Se il femminile è anche Sole e il maschile anche Luna. Pensieri e simboli oltre i dualismi.


Dopo questo unico avvenimento astronomico che ha visto il Solstizio d’estate avvenire nel medesimo arco giornaliero del plenilunio, nei social è stato tutto un fioccare di sentite condivisioni in merito a "unioni tra maschile e femminile", dove per maschile si intende l’astro solare, per femminile il nostro natural satellite.
Teoricamente, se calcolassimo l’unità del giorno come facevano gli antichi, da tramonto a tramonto, si sarebbe trattato di due giorni differenti dal momento che il plenilunio è avvenuto la mattina e il Solstizio astronomico attorno alle 22.30 ora italiana, ma questi sono solo giochini divertenti.

Vorrei concentrarmi sulla prima frase. In particolare, vorrei proporre una riflessione su questi simbolismi maschio/femmina percepiti anche da alcune correnti spirituali o dall'immaginario di molte/i di noi come immutabili dogmi.
Ogni simbolo ha un potenziale infinito di significati a seconda di quale cultura e quale epoca storica produce i propri valori sociali. Ci siamo mai chieste/i da dove provengono "questi"?

In principio l’universo intero era percepito come dinamica interezza.
Un’unità di esseri e esistenze tutte interconnesse in un immenso sistema da cui non era esclusa nemmeno l’umanità. Qualcuno lo chiama Wyrd.
Questa non è una statica unità immobile ma una continua danza, trasformazione, movimento.
In questa visione le polarità, percepite in tensione erotica, continuano una creazione che poteva essere armonica grazie all’esistenza del principio regolatore con le sue leggi cosmiche.
Questo “principio” corrisponde all’arcaico simbolismo della Grande Madre, che nel suo ventre conteneva tutto. Comprese le polarità maschile e femminile.

Come descritto qui si tratta, se vogliamo, di una sorta di arcaica trinità.

L'essere umano è specchio di questo universo, ciò che accade in grande è riflesso in ciò che accade in piccolo, perchè tutto è interconnesso. Principio che poi nella mitologia e religioni assunse varie formule tipo "immagine e somiglianza di Dio" (una volta che Dio è divenuto trascendente la connessione doveva venir meno, si è preferita la formula della somiglianza) piuttosto che "come in cielo così in terra" (la cui prima fonte che "lo disse" è la Venere di Laussel, 29/20mila anni fa).

La separazione in due di tutto questo universo avviene temporalmente dopo. E’ un passaggio registrato da arte e miti.
Se prima ogni cosa era interconnessa, ora si passa a una divisione netta in due, con nette attribuzioni di categorie.
Queste due parti separate non sono più in tensione erotica, non sono più coinvolte nella danza. Venuto a mancare il terzo principio della trinità arcaica, il principio regolatore (simboleggiato dalla Grande Madre), queste hanno iniziato a scontrarsi.
L’avvento del mondo patriarcale, con l’esaltazione della guerra, ha favorito la percezione di queste due metà del mondo come “lotta perenne tra due parti”.
Due parti non a pari livello: una è percepita, assieme alla lista delle sue corrispondenze simboliche attribuite, come positiva in assoluto, il bene. L’altra al contrario come negativa (sotto lo spiego meglio con esempio concreto).
E come tale è ancora nel nostro modo di pensare. Si chiama “pensiero duale oppositivo o pensiero dicotomico”. In modo sistematico, ce lo portiamo dietro dalla Grecia classica.
Con tali lenti il mondo è stato letto e descritto da allora in poi. Con tali lenti sono stati descritti popoli che non usavano la scrittura, con tali lenti lette le loro mitologie. Fino ad oggi. 

Qualche fonte per fortuna ha registrato anche l'arcaica sintesi delle dicotomie, prerogativa della Grande Madre, come la splendida preghiera a Iside: "Perché Io sono la Prima e l’Ultima. Io sono la Venerata e la Disprezzata. Io sono la Prostituta e la Santa. Io sono la Sposa e la Vergine. Io sono la Madre e la Figlia. Io sono le braccia di mia Madre. Io sono la Sterile, eppure sono numerosi i miei figli. Io sono la donna sposata e la nubile. Io sono Colei che dà alla Luce e Colei che non ha mai partorito. Io sono la consolazione dei dolori del parto. Io sono la Sposa e lo Sposo. E fu il mio Uomo che nutrì la mia fertilità. Io sono la Madre di mio Padre. Io sono la sorella di mio marito. Ed Egli è il mio figliolo respinto. Rispettatemi Sempre. Poiché Io sono la Scandalosa e la Magnifica."
III-IV sec. A.c. Rinvenuto a Nag Ammadi - Egitt



Guardiamo ora a queste due colonne:

Maschile                             Femminile
Luce                                      Buio
Luminosità                         Tenebre
Razionale                            Intuitivo
Attivo                                   Passivo
Sole                                      Luna
Forte                                    Debole
Positivo                               Negativo
Ascesa                                 Discesa
Paradiso:                            Inferno:
=mondo di sopra             =mondo di sotto            
Trascendenza                   Immanenza
Spirito/pensiero                   Corpo
Cultura                                Natura
Sacro                                   Profano
Ecc                                        ecc

Queste suddivisioni sono quella “lista di corrispondenze” a cui alludevo sopra.
Ragioniamoci assieme:

1) Dopo averle lette in coppia (orizzontalmente), guardiamo alla sola colonna di sinistra e leggiamo in verticalità. Poi facciamo lo stesso con quella di destra.
Noteremo che per la colonna di sinistra, si tratta di caratteristiche tradizionalmente considerate o migliori in assoluto, o migliori in relazione all’altro termine delle coppia.
Notiamo come al femminile corrispondano le attribuzioni considerate con valore “negativo”.
Il motivo per cui la rabbia di molte donne non è cessata al cambiare delle leggi in senso più equo, è proprio che queste categorie alimentano ancora il pensiero della nostra società di riferimento con conseguenze ancora troppo pesanti da sopportare.
Il principio è che nonostante crediamo e ci raccontiamo di essere una società razionale, i simboli (come i miti, che sono narrazioni di simboli in movimento) continuano inevitabilmente a essere portatori di valori e offrono un sistema di regolazione del mondo che abbiamo più o meno consciamente interiorizzato.
E’ un sistema valoriale che finirà con l'aspettarsi un collegamento non più tra tutto ciò che esiste nell’universo intero, ma diviso in due rigidi settori: si connettono tra di loro le cose all’interno delle categorie della colonna di sinistra, separate dalle cose che stanno a destra e che sono collegate a loro volta all'interno del medesimo gruppo. Tra i due, c'è una sorta di lotta e rivalità che continua a esser rappresentata in storie, film, libri, descrizioni del mondo, e anche ahimè approcci spirituali con relativi linguaggi.
Nella sostanza spiccia, si crederà che al maschile corrispondano quelle qualità immutabili e prefissate e che quindi che in quel modo si comporti. E che al femminile corrispondano la lista di quelle altre opposte attribuzioni e che come tale si comporti.
Un sistema palesemente squilibrato. Perché squilibrato?

 2) Poniamo sotto analisi la nostra “avanzata” realtà. E’ vero che per quanto riguarda la qualità della vita delle donne non siamo probabilmente mai state meglio da millenni. Questo però non significa che vada tutto bene e che non ci sia altro da fare.
Certo, abbiamo leggi che sanciscono quantomeno una pari dignità.
Dopodichè, dalla teoria alla pratica. Facciamo un esempio.

Se nella nostra testa è il maschile che è attivo, razionale, solare: cosa accade quando un essere di sesso femminile mostra le medesime qualità e le porta a faccia scoperta nel mondo? Lo so molto bene perché è ciò che accadde e ancora accade a me.


Reazione 1: censura totale.
CHI SONO: Ormai sono casi rari, penso più che altro a coloro che si dichiarano “contro la teoria del gender” e che premono per un tradizionalismo puro. Oppure maschilisti radicali per altri tipi di convinzioni ideologiche.
QUALE PENSIERO HANNO: La donna che si comporta così è contro natura e occorre rispettare le “naturali” differenze di genere.
COME AGISCONO: censura. Condanna, talvolta tirando in ballo Dio per riportare la pecorella smarrita nell’ovile. Se non è Dio, vale anche pseudoscienza o altri richiami gerarchici universali. “Obbedisci alle “leggi di natura!””

Reazione 2: tolleranza.
CHI SONO: “tollerare” non è una bellissima parola. Significa che ti sopporto se proprio devo ma porta in sé una sfumatura di ostilità. Lo percepisco come il pensiero dominante oggi.
QUALE PENSIERO HANNO: La donna che si comporta così dovrebbe essere accettata perché lo dice la legge. Ma ne sarà capace? Mah, boh, forse, non so, vedremo. E la famiglia?
COME AGISCONO: con le cose che vediamo tutti i giorni sui giornali. Attraverso un linguaggio maschilista, che mostra tentativi più o meno sottili di sminuire la donna in questione (vittimizzazione, definizione in base alla sua relazione, ripescaggio di ruoli classici (es. fare la madre, essere neomamma…), ecc.). Di fatto ufficialmente si dichiara rispetto, ma i comportamenti dicono altro. Sono quelli che non assumerebbero mai una donna o un uomo per certi lavori nonostante le capacità, ad esempio.
Assai insidioso proprio perchè il pregiudizio è poco riconosciuto.

Sia la reazione 1 che la reazione 2 potrebbero usare quella orribile parola che mi son sentita pronunciare vita natural durante: “maschiaccio!”. Forse i secondi più ironicamente dei primi, resta il fatto che si tratta di una parola orrenda quanto “femminuccia” detta a un bambino/ragazzo/uomo.

Reazione 3: “ad agire è il tuo lato maschile”. 
CHI SONO: meritano un capitolo a parte. Di solito sono persone su un qualche sentiero spirituale e che si pongono domande sulla natura e sul funzionamento umani. Non si censura chiaramente ma non si esce nemmeno dal dualismo in cui queste caratteristiche sono incasellate, per cui di fatto se ne conferma la validità e l’immutabilità. 
QUALE PENSIERO HANNO: tutte e tutti possono agire come vogliono. Un uomo sensibile agirà il suo femminile, una donna passionale agirà più il maschile. 
COME AGISCONO: in genere non in modo apertamente ostile, a meno che l’azione della donna nell'esempio non superi il loro senso del limite. Se “è troppo”, il rischio è di sentirsi proporre di “equilibrare il proprio maschile con la ricerca del proprio lato femminile (sempre secondo tabellina)”. La cosa può diventare fastidiosa quando qualcuno si investe del ruolo di "operatore di relazione d'aiuto" e tenta di "aggiustarti" senza nemmeno che tu condivida il suo pensiero e questo suo porsi in ruolo per forza di cose "asimmetrico". 

Reazione 4:  no problem. 
CHI SONO: ahimè ancora una rarità. Sia negli uomini che nelle donne. In genere per vie diverse hanno elaborato questo passato di divisione “della tabellina” e non ne riconoscono più il valore assoluto. 
QUALE PENSIERO HANNO: dipende. Ci si arriva da vari sentieri. Politico, logico, spirituale, esperienze di vita…. C’è chi cerca le qualità dimostrate piuttosto che incasellare secondo quelle che “dovrebbero esserci”, chi riconosce l’apporto di dono al mondo di colei/colui che ha davanti, chi deliberatamente ha deciso di mandare a quel paese le suddette categorie, chi crede nella parità di opportunità ecc. 
COME AGISCONO: non c’è difficoltà rispetto all’agire in sé di quella persona, il rapporto -così come l'accordo o il disaccordo- si confronta tramite un’altra scala di valori che è più personale e dipende dall’affinità o meno alla propria visione delle cose. Non in rapporto al genere in quanto genere.
               

Questa è una semplificazione, un gioco, che non ha alcuna pretesa di esaurire l’analisi. Vale come esempio, e vale anche al contrario, cioè quando un uomo agisce valori e modi incasellati nell’attribuzione “femminile”.

3) I rischi.
Sono tanti: dalla rinuncia a percepirci come esseri completi al continuare a produrre un agire sociale vincolato a un pensiero che non è neutro e nemmeno equilibrato.
Per spiegare meglio scenderò nell’esempio personale.
Sono una donna passionale e attiva. Lo sono sempre stata, sin dall’infanzia, così come vedo esserlo anche mia figlia.
L’ostilità a questa mia natura ho iniziato a percepirla da molto piccola e non mi ci soffermo, ne ho già scritto abbondantemente qui.
Da esseri sociali qual siamo, noi cresciamo specchiandoci nello sguardo altrui. Se questo sguardo non riconosce le nostre naturali caratteristiche i danni che si possono fare sono tanti.

A suon di sentirmi dire che ero “maschiaccio”, a non concepire la possibilità che una bambina fosse altrettanto bambina anche con altre qualità, più "solari", ho finito per accettare questo rimando. Tutta l’adolescenza a vestirmi da uomo. Un nome d’arte (dovrei dire "tag", sono stata graffiti writer per un ventennio) che celasse per bene il mio genere, anche per le continue discriminazioni che ho ricevuto. Maledizioni al mio essere nata donna perché il mio essere donna “così com'ero” non trovava riscontro.
La passione trasformata in depressione. Dal solare al più cupo lunare. 
La censurata spinta ad agire trasformata in rabbia. E' la censura del naturale fuoco femminile a diventare rabbia, teniamone conto. Ciò che non viene riconosciuto che spinge comunque per uscire all'esterno, come è naturale che il fuoco faccia.
Peggio.
Nella mia ricerca spirituale ho inizialmente interiorizzato le medesime categorie. Persino i 4 elementi sono stati suddivisi in 2 maschili (fuoco e aria) e 2 femminili (terra e acqua), come se non fossimo tutti e tutte fatte di tutti e quattro!!!
Il fuoco, che così tanto mi caratterizza, ovviamente sarebbe “maschile”.
Per anni non riuscivo a identificarmici, con questo fuoco, a causa dei miei interiorizzati preconcetti. E solo in psicoterapia ho compreso che persino sono arrivata a temere tutto ciò che rappresenta: ero arrabbiata ma temevo la rabbia. E più temevo la rabbia più mi arrabbiavo, perchè non ascoltavo il messaggio che la rabbia aveva per me. Ero passionale ma temevo la passione. Ero attivista ma mi forzavo di stare calmina. Perché? Perché cercavo di infilarmi in un femminile stereotipato che non mi rappresenta. Lo stesso femminile che si insegna anche in alcuni nostri cerchi, un po’ forse acriticamente. Colleghe e colleghi, perchè lo facciamo? 

Dovetti trovare in me il coraggio di andare oltre a questi stereotipi e di mettere in discussione queste che mi sembravano “certezze”.
Fu così che ricercai: trovai nel mio percorso un volto di sacralità anche femminile in ogni aspetto e caratteristica dell’universo. Che liberazione potermi finalmente specchiare nel sacro!
Trovai Dee solari, e Dei lunari;  Dei Terra e Dee del fuoco ma di un fuoco pieno, vivo, non nell’umile fuoco concesso dal patriarcato alle donne, quello di un focolare ormai distorto e privato dell’originale potere, nel mito rappresentato dalla Estia ellenica (ricordo che Estia era una dea preellenica che poi è stata “addolcita” come un micio mansueto), perché amiche e amici, fatemelo dire col cuore in mano: non basta l’appellativo “dea” dinanzi a un nome a indicarci la strada della nostra sacralità. Le dee del patriarcato servivano a produrre modelli di un femminile che al patriarcato obbediva e non certo funzionali alla causa di un femminile potente, completo, indipendente e in grado di contestare eventuali soprusi ricevuti! (Infatti, il potere di Hera, Grande Madre pre-ellenica, venne incanalato nell'isteria e gelosia nel suo nuovo ruolo di moglie; Atena, anch'essa pre-ellenica e proveniente probabilmente dalla gloria della civiltà minoica, venne fatta nascere dalla testa di Zeus nonostante lui le fosse temporalmente parecchio successivo, eccetera. Non è evidente che qualcosa non va?)

Insomma, annusai qualcosa di diverso.
Questo:
(E CONCLUDO)
Nell’attuale pensiero si passa da chi difende un eguaglianza totale di uomini e donne e chi ne celebra la differenza e complementarietà. Io non mi sento “un uomo” e ho certo smesso di maledire il fato perchè non lo sono da parecchi anni ormai.
E si, credo che il nostro flusso energetico, flusso maschile e flusso femminile, scorra in direzioni differenti e complementari.
Ma no, non credo più che il nostro modo di essere diversi sia quello indicato dalla tabellina qui sopra.
Questa diversità si nutre di una mutilazione. Ci fa percepire esseri incompleti. “Gli angeli con un’ala sola che per volare devono stare abbracciati” dei diari scolastici delle superiori.
Io invece credo che di ali ne abbiamo due ma abbiamo finito per atrofizzarne una. E che il volo assieme si può sempre fare.
Ma non per “stato di necessità e carenza” bensì per “scelta” in “piena consapevolezza” delle nostre facoltà.

Giusto due tra mille esempi: questa diversità da “tabellina” ha rappresentato la scusa per tagliare la donna dall’agire cultura (col pregiudizio che l’uomo agisce all’esterno la donna all’interno, per esempio), di tagliarla fuori dalla negoziazione del mondo e dei valori sociali (tra cui la tabellina stessa).
Questa diversità ha eliminato la sfera emozionale dall'uomo, che non riconoscendo emozioni in se stesso finisce per avere serie difficoltà a vederne anche negli altri (ma qualcosa sta cambiando).

NOI PROCLAMIAMO EQUILIBRIO SENZA ACCORGERCI CHE RIVENDICHIAMO UN SISTEMA DI VALORI SQUILIBRATO! Abbiamo caricato i piatti della bilancia con pesi apparentemente equivalenti, MA NE ABBIAMO SPOSTATO IL FULCRO CENTRALE TUTTO VERSO IL LATO "MASCHILE". (cit. Kathy Jones).
Un maschile che così, poichè anch'esso mutilato, è un maschile distorto.

Questa ricerca ora è diventata parte del mio cammino spirituale. E questa porto nei miei cerchi.
Io sono anche fuoco e anche aria così come sono terra e acqua. Io solo anche sole che splende della luce dell’azione. Io sono dolcezza e grinta, sono rabbia (quanto ancora si fatica ad accettare la rabbia delle donne? Domandiamoci perché) e perdono. Sono forte e sono debole, sto imparando a tornare intuitiva ma sono anche molto razionale.
Il mio compagno è luna, è moltissimo più luna di me. Ma è anche lui sole. Sa essere dolce e seccato, agisce e si ritira, è forte e debole. E’ intuizione e razionalità. Eccetera.

Il mio lavoro oggi è di proporre di riscoprire le proprie parti mutilate. Di usare un altro lessico, altre simbologie, altre mitologie.
Di agire le nostre scoperte.
Forse è solo allora, quanto saremo tornate complete e completi, che potremmo capire come danzano  assieme le nostre differenze.
Forse solo allora potremmo dire di aver trovato un vero equilibrio.

Per andare in questa direzione, ciascuna e ciascuno di noi può fare moltissimo.


2 commenti:

  1. Sono in accordo con tutto lo scritto , ma per me sono cose passate in quanto ora con la nuova era i tempi sono veloci , il Divino Femminino ora deve incontrare il Divino Maschile per arrivare alla vera pace . in quanto l'anima è priva di dualità, ma ricca di Amore. grazie

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  2. la questione aperta è "cosa crediamo sia il divino femminile" e cosa "il divino maschile".
    perchè di fatto oggi ne abbiamo (nella percezione generale almeno, di quella personale di poche persone non posso sapere) di entrambe versioni mutilate e basate sul sistema di pensiero di cui ho scritto nell'articolo.
    Come può esserci un sano incontro tra parti mutilate?
    è proprio questo che io focalizzo.

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